Musei e IT

musei-itSegnaliamo Musei-it, portale dedicato ai temi dell’Information Technology nei musei e che raccoglie e accoglie contributi di operatori culturali, ricercatori, studenti e professionisti. Basato sulla collaborazione volontaria certo non è esaustivo in tutte le sue parti, tuttavia propone interessanti sezioni e strumenti, e anche documenti scaricabili, utili per chi si muova in questo settore.Oltre a costanti aggiornamenti (è possibile iscriversi alla mailing list) e un calendario di eventi (in Italia e all’estero), offre un’interessante raccolta di indirizzi e nominativi di aziende italiane «specializzate nelle applicazioni informatiche e multimediali per musei, gallerie, biblioteche e istituzioni culturali», una lista di corsi universitari dedicati al tema, e un indice in fieri che dovrebbe contenere “i migliori musei italiani” e che propone la possibilità di voto (una funzione/strumento che sicuramente sarebbe da migliorare, non essendo previsti criteri diversificati per valutare la qualità né la distinzione fra museo singolo e rete museale…).La sezione Risorse, infine, propone libri, articoli, link tematici, documenti e tesi di laurea, consentendo di scaricare in formato pdf alcuni materiali.Fra i recenti articoli pubblicati su Musei-it troviamo particolarmente interessante, per le considerazioni che contiene, quello di Ambra Carabelli, a proposito di un recente convegno tenutosi presso il Victoria & Albert Museum di Londra, Digital Dialogues.Lontana infatti dal cedere al fascino di innovativi progetti multimediali messi in campo da grandi strutture, nel suo resoconto infatti Carabelli riporta l’attenzione sull’utilizzo di strumenti semplici e gratuiti ma di grande impatto per visitatori e utenti dei musei. Così per esempio si concentra su una «microscopica realtà scozzese», l’East Lothian Council Museums Service che, in assenza di risorse economiche – un refrain noto in Italia, come scrive la stessa autrice: «Da Italiana, cresciuta con il ritornello nelle orecchie “non si può fare perchè non ci sono soldi”…» –, ha deciso di «investire in una strategia fortemente comunicativa, sfruttando il web e tutti i servizi gratuiti che questo produce». Insomma da flickr.com a youtube.com, da video.google.com a myspace.com, fino a facebook.com. Tutto pur di andare incontro al modello di comunicazione richiesto dai visitatori d’oggi, per mantenere vivo il legame con il pubblico, senza peraltro perdersi d’animo in assenza di budget consistenti, ché di fronte a carenti capacità tecniche, scarso personale e problemi di licenze – avrebbe detto il responsabile Peter Gray secondo quanto scrive Carabelli – «è molto più semplice chiedere scusa piuttosto che chiedere un permesso».Nello stesso articolo sono comunque segnalate anche alcune recenti iniziative dei “big” del settore, per esempio i digital photography programmes del V&A, i video Tateshots della Tate Modern, ma pure il podcasting di Wessex Archaeology, che consente di sottoscrivere podcast non necessariamente legati a specifiche esposizioni.